Come riconoscere i Brand di moda etica
Si definisce etico un Brand quando tutta l’attività aziendale è direttamente focalizzata sulla sostenibilità. Un Brand etico ha come obiettivo quello di creare un impatto positivo e prendersi tutti cura del pianeta. I Brand etici sono convinti che il cambiamento sia fattibile e vogliono guidare il movimento, unendosi alla rivoluzione e costruendo una comunità di brand e consumatori consapevoli.
- Quanto inquina il settore moda nel mondo
- Tendenze moda a basse emissioni
- Strategie per ridurre l'impatto ambientale della moda
- Certificazioni come garanzia
Quanto inquina il settore moda nel mondo
Dal 2000, l'industria della moda si è estremamente evoluta. Dietro lo scenario idilliaco che mostra, resta nascosta una realtà poco glamour.
La moda è la seconda industria più inquinante al mondo, con terribili conseguenze sull'ambiente e sul cambiamento climatico. È responsabile dell’inquinamento di acqua e terreni, consuma molte risorse naturali (acqua, foreste, combustibili fossili...), e genera anche un enorme squilibrio sociale, con salari e condizioni invivibili.
Overconsumption
La produzione globale è raddoppiata e ha raggiunto i 100 miliardi di vestiti all’anno. Di questa quantità, il 67% viene incenerito o messo in discarica, fonte di inquinamento del suolo e dell'aria. Questo dato è terribile: dobbiamo pensare a cosa possiamo fare e come possiamo unire moda e sostenibilità.
Una persona acquista in media il 60% di vestiti in più rispetto a 15 anni fa, e li butta via nella metà del tempo. Il 62% di questi indumenti sono realizzati con materiali sintetici come il poliestere, che impiega più di 100 anni per decomporsi.
Consumo di acqua
Solo per fare un esempio, per produrre una sola maglietta di cotone sono necessari 1700 litri di acqua. Il 20% dell’inquinamento industriale nell’acqua dolce è legato al trattamento e alla tintura dei tessuti.
Emissioni di CO2
Oltre il 90% dei gas serra vengono emessi all'inizio del ciclo produttivo. Da notare che da questo calcolo è esclusa la fase di cura degli indumenti, tenendo presente che anche il consumo energetico di questo genera emissioni.
Cosa possiamo fare per fronteggiare queste cifre innegabili? Come possiamo unire moda e sostenibilità? È necessario un impegno alla sostenibilità e trasparenza aziendale.
Tendenze moda a basse emissioni
Le cifre elencate finora sono tremende, per questo è importante prestare attenzione alle fasi della filiera di produzione. Scegliere le fibre giuste è il punto di partenza.
Fino a 2/3 dell’impatto sostenibile della moda avviene nella fase della scelta delle materie prime, ovvero prima che gli abiti siano effettivamente realizzati. La selezione delle fibre influisce anche sul modo in cui il capo verrà lavato e, potenzialmente, come un giorno verrà riciclato: entrambi fattori importanti da considerare quando si tratta dell'impatto ambientale.
Scegliere le fibre giuste può predeterminare il ciclo di vita dei capi. Tuttavia, le materie prime più comunemente utilizzate nell'industria tessile sono per il 62% sintetiche e per il 24% cotone tradizionale, materie che hanno un notevole impatto sull'ambiente.
Per questo motivo, uno dei maggiori impegni di un Brand sostenibile è quello di dare priorità alle fibre a basso impatto secondo degli standard che prendono in considerazione la questione degli impatti ambientali a 360°
- l’apporto di acqua e di energia
- l’uso del territorio,
- l’ecotossicità
- le emissioni di gas serra
- la tossicità umana
- la disponibilità e il prezzo.
È indispensabile anche la presa in esame anche le conseguenze della cura dei capi, come per esempio la perdita di microfibra.
Strategie per ridurre l'impatto ambientale della moda
Definite le fibre tessili con cui verranno prodotti i capi di abbigliamento, il focus dei Brand sostenibili per ridurre le proprie emissioni e il proprio impatto ambientale deve essere direzionato verso tutta la filiera di produzione comprendendo tutti i passaggi: fabbricazione e design, tintura dei capi, trasporto.
Produzione a basso impatto ambientale
La produzione è una delle fasi della filiera che ha maggiore impatto sull'ambiente. Ecco perché è importante trovare soluzioni ai problemi che si affrontano durante le fasi della produzione.
Nei processi di produzione standard, dopo la tessitura/lavorazione a maglia, il tessuto viene lavato e le sostanze chimiche vengono rilasciate nelle acque reflue, per poi raggiungere l'ambiente naturale se l'acqua non viene trattata. Le fasi successive (candeggio, tintura, stampa, finissaggio) trasformano l'aspetto, il colore e le proprietà del tessuto attraverso trattamenti chimici o meccanici, con impatti sull'ambiente e sulla salute.
Il processo di tintura è tra quelli con più un impatto inquinante elevato: non solo consuma enormi quantità di acqua ed energia, ma rilascia anche sostanze chimiche presenti nei pigmenti.
Di qui l’importanza delle fibre naturali utilizzate, classificate a basso impatto e che consentono processi di produzione meno inquinanti rispetto a quelli convenzionali. La priorità viene data ai materiali certificati OEKO-TEX 100®, che certificano l'assenza di sostanze dannose secondo i criteri standard.
Un brand deve essere molto attento a questa fase e testare regolarmente i propri prodotti per garantire che non contengano sostanze pericolose.
Design Zero Waste
Nell'industria della moda oltre il 20% della bobina del tessuto viene gettata via. L’obiettivo dei Brand sostenibili è quello di creare abiti che utilizzano tutta l'interezza del tessuto, producendo letteralmente zero rifiuti.
Zero Waste si basa su una progettazione intelligente, un metodo con il quale non vengono nemmeno prodotti rifiuti e dove la bobina del tessuto venga utilizzata interamente. Imparare, progettare e produrre in modo etico: collegano la sostenibilità e la riduzione degli sprechi con la formazione, la ricerca e la condivisione. Si riduce così la loro impronta di carbonio e creano una comunità consapevole di marchi e clienti. Saper applicare tecniche zero rifiuti è un enorme vantaggio non solo per il processo creativo del designer, ma anche per la libertà di adattarsi alle diverse forme del corpo.
Il «Made in»
Il «made in» riguarda solo l'ultima fase della produzione. Il capo ha origine nel paese in cui vengono effettuate le fasi successive al taglio dei tessuti. Pertanto, tutte le fasi che precedono la sartoria potrebbero essere state svolte all'estero.
Il cotone viene coltivato principalmente in Cina e India, mentre solo l’1% del raccolto mondiale è europeo. L’importante non è dove, ma come: rispettare le persone e la madre terra.
Per questo, i Brand etici collaborano con partner locali in base a ciascuna materia prima (acquistando il cotone biologico Fairtrade® e GOTS in India, ad esempio) per ridurre l'impatto del trasporto e degli imballaggi intermedi. Tra ogni fase della produzione dell’abbigliamento, sostiene una catena del valore locale in modo che siano le stesse comunità a poter godere dei benefici economici derivanti dalla trasformazione delle risorse naturali nel prodotto finito.
Carbon neutral
La neutralità del carbonio viene raggiunta quando le emissioni generate sono le stesse di quelle che vengono compensate: è il “risparmiare le emissioni”, conosciuto anche come zero carbon footprint, permette di compensare più agevolmente le emissioni che vengono generate, direttamente o indirettamente.
Trasporto
Per quasi 3 decenni, il circuito dell’industria tessile si è trasformato e si è globalizzato. L'abbigliamento sul mercato europeo è ormai prodotto principalmente in Asia e Africa, a ritmi frenetici e in molteplici collezioni. Il trasporto di tutti questi prodotti genera anche numerosi imballaggi intermedi: ogni capo è confezionato singolarmente.
Una soluzione è quella di trasportare il 100% della produzione via mare. Inoltre, per ridurre l'uso della plastica, è necessario sostituire i sacchetti di plastica convenzionale con quelli di plastica biodegradabile di origine biologica, carta riciclata e carta proveniente da fonti sostenibili, e incoraggiare al riutilizzo delle scatole di spedizione per consumare meno risorse. Una mission complessa quella di ridurre l’imballaggio singolo: ogni capo di abbigliamento è confezionato singolarmente per essere protetto dall'umidità, dallo sporco e dall'attrito dall'impianto di finitura ai negozi: si stanno ancora cercando soluzioni pratiche a questo problema.
Certificazioni come garanzia
In assenza giuridica o formale di un nome di moda etica, sono molti i brand che parlano di sostenibilità, di biologico, equo, non sempre attuando delle vere e proprie azioni e prese di posizione, generando confusione tra i consumatori con l’ormai noto greenwashing. Dopotutto, “il verde è di moda”!
Come districarsi nella giungla di informazioni e disinformazioni?
Guardare alle certificazioni: esistono degli enti interazionali che certificano le pratiche di produzione, la manodopera, del quale fidarsi. Alcuni esempi sono GOTS Global Organic Textile Standard come garanzia della provenienza biologica dei tessuti e Oeko-Tex, garanzia per la salute dei consumatori che verifica l’assenza di sostanze tossiche su ciò che indossiamo, oppure la certificazione Fairtrade®, che garantisce rapporti commerciali equi e vantaggi per tutti gli agenti della filiera.