L'abbigliamento in bamboo è sostenibile?
La questione dell'abbigliamento in viscosa di bamboo è complessa, dall'agricoltura alla produzione, e non manca talvolta di contraddizioni. Ecco ciò che è importante sapere.
Per secoli, la pianta del bambù è stata utilizzata per realizzare praticamente di tutto, dalle case alle attrezzature per la pesca. Adesso questa pianta è sempre più utilizzata per la produzione di tessuti per l'industria dell'abbigliamento: il tessuto viscosa di bamboo è in rapida crescita.
La viscosa di bamboo è stata ampiamente pubblicizzata come un prodotto meraviglioso in termini di impatto ambientale. La rete è piena di articoli che affermano che è traspirante, antibatterico, antimicotico, intrappola la CO2 rilasciando grandi quantità di ossigeno nell’aria: risulta quindi una scelta etica per un futuro sostenibile.
Quanto è realmente sostenibile l'abbigliamento fibra di bamboo?
Bamboo come fibra tessile
La caratteristica del tessuto in bamboo è di donare ai capi di abbigliamento brillantezza e sofficità per cui viene molto adoperata dai brand di moda, spesso miscelata ad altri tessuti, come per esempio in associazione con il cotone.
Una delle caratteristiche peculiari del tessuto viscosa di bamboo è la sua naturale qualità antibatterica, grazie alla presenza nella fibra di un bio agente anti-microbico, “bamboo kun”, che riduce i batteri che prosperano nei tessuti e, di conseguenza, a contatto con la nostra pelle. Questo rende il tessuto di bamboo particolarmente adatto alla realizzazione di abbigliamento anti sudore.
Scendiamo ancora più nei dettagli.
Cos'è l'abbigliamento in fibra di bamboo?
Per rispondere correttamente a questa domanda è importante chiarire prima cosa si indica effettivamente con "vestiti di bamboo". Il fatto è che la maggior parte dei filati generati dal bamboo non contiene alcuna traccia di bambù nel prodotto finito. La pianta di bambù fornisce solo una fonte di fibra di cellulosa e potrebbe, infatti, essere sostituita con molte altre piante per realizzare un prodotto finale identico, dallo stesso processo industriale.
Per essere precisi, quello che potremmo chiamare abbigliamento in bamboo è in realtà realizzato con un tipo di fibra di bamboo ricostituita comunemente nota come viscosa. Quindi, quando un produttore afferma che un prodotto è "fatto di bamboo" o "100% bamboo", ciò significa, il 99% delle volte, che è fatto di viscosa derivata dal bamboo.
Secondo le direttive della Commissione dell'Unione Europea, il bamboo non può essere utilizzato per la "descrizione obbligatoria della composizione delle fibre”, vale invece la dicitura “viscosa di bamboo”.
Ed eccoci al cuore della questione: il fatto che la viscosa possa essere generata dal bamboo, o da una serie di altri substrati a base vegetale, significa che l'intera storia del bamboo come risorsa sostenibile per realizzare vestiti debba essere divisa in due parti.
Per prima cosa dobbiamo capire l'impatto ambientale della coltivazione del bamboo, e più specificamente come l'agricoltura del bamboo si confronta con le alternative utilizzate per produrre la viscosa. Ma prima, dobbiamo capire di più sulla viscosa stessa (nota anche come "rayon" o "rayon di viscosa"), come viene prodotta e in che modo questo processo influisce sull'ambiente.
Produzione della viscosa: un processo chimico
Come già accennato la viscosa è un tipo di fibra di cellulosa artificiale, e questo significa che non è veramente naturale (come il cotone, la canapa, la lana o la seta), ma non è nemmeno veramente sintetica (come il nylon o il poliestere). Rientra esattamente tra le due categorie. Mentre la fibra di cellulosa del substrato è naturale, non è così “naturale” il processo con cui la viscosa viene prodotta.
Per creare filati di viscosa da qualsiasi substrato vegetale dobbiamo prima cuocere e schiacciare le spesse fibre vegetali di cellulosa in un bagno di forti solventi chimici come l'idrossido di sodio (la comune soda caustica).
Il prodotto di questo processo, chiamato cellulosa alcalina, viene quindi essiccato e macinato in polvere, di seguito viene passato in una seconda sostanza chimica, il disolfuro di carbonio, che si utilizza per rimetterlo insieme, creando qualcosa chiamato xantato di cellulosa di sodio. E infine questo viene sciolto in una soda caustica diluita per formare una soluzione di filatura del filato, che chiamiamo viscosa.
È innegabile che si tratti di un processo chimicamente intensivo e il principale rischio ambientale si verifica quando queste sostanze chimiche devono essere smaltite. L'esposizione a sostanze come l'idrossido di sodio e il disolfuro di carbonio può causare una serie di sintomi da gravi irritazioni agli occhi e alla pelle, mal di testa e disturbi neurali.
Una piccola comprensione di questo processo potrebbe aver spazzato via ogni preconcetto sul fatto che il bamboo fosse la prossima migliore eco-tendenza per la moda. Ma non è tutto negativo, la produzione di viscosa è un grande affare e gli investimenti in nuove tecnologie stanno consentendo a molti dei principali produttori di impegnarsi in sostanziali riduzioni dei rifiuti nocivi.
Il futuro della produzione di viscosa
Aziende come Lenzing, leader mondiale nella produzione di viscosa, hanno aperto la strada a processi a circuito chiuso che massimizzano il riutilizzo delle sostanze chimiche, impegnandosi allo smaltimento più sicuro possibile di qualsiasi eccesso. Chiamano il loro prodotto EcoVero™, un tipo di viscosa ecologica, certificato FSC, con una catena di approvvigionamento completamente trasparente e conforme agli standard dell’ecolabel UE.
Ancora più promettente è il processo Lyocell, che ha generato il marchio Tencell®. Questo metodo unico di produzione della viscosa utilizza un ossido di ammina non tossico (metilmorfolina-N-ossido) per dissolvere le dure fibre di cellulosa, rimuovendo l’idrossido di sodio dall’intera equazione e consentendo il riutilizzo del 99,5% di tutte le sostanze chimiche.
Per quanto il processo Lyocell richiede molta energia e l’ossido di ammina utilizzato è comunque un sottoprodotto della produzione di benzina, dimostra che la produzione di viscosa si sta decisamente evolvendo nella giusta direzione.
È anche rassicurante sapere che queste sostanze chimiche dannose non persistono nel prodotto finale. Lo dimostra il fatto che sia i prodotti in viscosa che Lyocell ricevono spesso la certificazione Oeko-Tex 100, ovvero hanno superato un rigoroso sistema di test che esclude qualsiasi rischio per l’uomo dal loro utilizzo. Un altro grande vantaggio ambientale è che per produrre un chilo di tessuto sono necessari circa 640 litri di acqua, almeno 25 volte in meno rispetto a quanto necessario per l’equivalente peso di cotone.
Inoltre, il tessuto di viscosa richiede sostanzialmente meno coloranti per ottenere le intensità di colore desiderate rispetto al cotone. Questo è significativo perché la fase di tintura della produzione di indumenti convenzionali richiede molta acqua e alcune sostanze chimiche molto dannose, come i fissanti. Aderendo più facilmente ai coloranti, la viscosa riduce il carico ambientale delle acque reflue tossiche durante questa parte della produzione.
Tornando al nostro bamboo, vediamo perché risulta essere un’importante fonte primaria per ottenere la fibra di cellulosa necessaria per produrre la viscosa.
Il bamboo è sostenibile: agricoltura e coltivazione
Facendo un passo oltre le complessità dell'etichettatura e degli svantaggi di produzione, il bamboo è la risorsa sostenibile che spesso siamo portati a credere?
Il lato positivo del bamboo
Indubbiamente la pianta di bamboo ha caratteristiche uniche. A partire dal fatto che sia una pianta particolarmente diffusa, che cresce in tutta la fascia tropicale di tutti i continenti, coprendo più di 30 milioni di ettari a livello globale. È estremamente resistente e adattabile, con oltre 1400 specie registrate, è in grado di prosperare senza pesticidi, grazie al bioagente anti-microbico naturale kun di cui abbiamo già parlato, richiede un terzo della quantità d’acqua che normalmente viene impiegata per la coltivazione del cotone e necessita meno terreno.
Il bamboo è ufficialmente la pianta a crescita più rapida del pianeta!
Naturalmente, non tutte le specie di bamboo vengono utilizzate per la coltivazione su larga scala, ed è qui che noi esseri umani interferiamo maggiormente con la natura. Quando si tratta di coltivare bambù, la specie 'Moso' (Phyllostachys Moso) è di gran lunga la più importante, rappresentando l'80% di tutta la copertura di bambù in Cina, che è di gran lunga il più grande produttore al mondo, rappresentando oltre il 65 % del totale delle esportazioni mondiali.
La rapida crescita della domanda ha portato a un raddoppio della copertura Moso negli ultimi 30 anni. Come fonte primaria di legname di bambù (quella fibra di cellulosa necessaria per produrre la viscosa), Moso è anche la specie più rilevante per l'industria tessile. È tra le specie di bamboo a crescita più rapida, raggiungendo un'altezza di 3 metri in poco meno di 3 settimane dalla semina. Man mano che diventa più alto, si ispessisce, generando un enorme volume di biomassa.
Rispetto ad alternative come le tradizionali piantagioni di pini, Moso può produrre quasi il doppio della quantità di legname per acro: significa che grandi volumi possono essere abbattuti ogni anno pur mantenendo le scorte per sostenere gli ecosistemi.
In effetti, la natura delle piantagioni di bambù impone effettivamente un tipo di silvicoltura più attento all'ambiente. Ogni anno circa il 20-25% delle canne di bambù più vecchie può essere raccolto in modo sostenibile. Inoltre, la struttura della radice del bambù, il rizoma, rende il terriccio molto più stabile proteggendolo dall'erosione e dal cedimento spesso causati da forti piogge tropicali.
Bamboo e CO2
Alcuni studi comparativi nelle aree subtropicali della Cina suggeriscono che il bamboo sia da 2 a 4 volte più efficace nel fissare la CO2 se abbinato a piantagioni di abeti o pini nelle stesse aree. Ulteriori studi sulle foreste di bambù rispetto ad altri 9 tipi di foresta tradizionali in Cina, hanno anche concluso che il bamboo aveva la più alta capacità di fissazione del carbonio di tutte le specie sotto inchiesta.
Inoltre, l’incredibile tasso di crescita della specie Moso significa che il tempo necessario per raggiungere la sua massima capacità di stoccaggio del carbonio è inferiore a 10 anni, che è notevolmente più veloce rispetto alle specie di alberi di conifere equivalenti. Statistiche che, seppur sempre da contestualizzare, fanno valutare la pianta di bamboo come una valida alternativa sostenibile ad altre tipologie di alberi per la produzione di viscose.
La sostenibilità dell'abbigliamento in fibra di bamboo
In sintesi, le domande sulla sostenibilità dell'abbigliamento in fibra di bamboo non sono semplici. Il tessuto in viscosa nelle sue varie forme è un vero materiale ibrido, a metà tra naturale e sintetico, con alcune interessanti proprietà sostenibili e alcune grandi sfide ambientali nella produzione.
Per l'industria tessile il bamboo non è sicuramente la pianta delle meraviglie che spesso il marketing può portare a credere, ma non è nemmeno il peggiore.
Dal punto di vista della coltivazione ha un futuro brillante. Cresce molto velocemente e si presta a metodi di forestazione più sostenibili. Naturalmente le monocolture intensive non sono l'ideale, poiché richiedono una regolamentazione e un'attenta gestione per ridurre al minimo la perdita di biodiversità. Ma anche queste monocolture fisseranno un grande volume di carbonio, soprattutto se confrontate con specie arboree equivalenti.
Semplici cambiamenti nel modo in cui il bamboo viene coltivato contribuiranno a massimizzare la capacità di fissazione del carbonio delle piantagioni. E non va dimenticato che è un raccolto estremamente produttivo, che sostiene il sostentamento di milioni di persone in tutto il mondo.
Quindi, in tema di produzione di viscosa, il bamboo è davvero una buona materia prima.
Negli prossimi anni, è probabile che la produzione di cotone diminuirà a causa della carenza di terra arabile adatta alla sua coltivazione. Le proprietà comparabili della viscosa con il cotone significano che il bamboo potrebbe offrire una soluzione a lungo termine a questa carenza. E possiamo essere certi che la coltivazione del bamboo è notevolmente meno dannosa per l'ambiente rispetto a quella del cotone convenzionale.
Dal punto di vista etico, le maggiori complicazioni per l'abbigliamento in fibra di bamboo iniziano con il processo di produzione della viscosa. Le nuove tecnologie stanno fornendo un mezzo per mitigare gli svantaggi. Il riutilizzo di sostanze chimiche per creare sistemi a ciclo chiuso, insieme alla tecnologia Lyocell, significa che la produzione di viscosa sta diventando sempre più pulita.
Come consumatori abbiamo una scelta attiva da fare. Dove possibile possiamo scegliere prodotti come Tencell® o EcoVero, rispetto alla viscosa convenzionale, e stare ben attenti alla presenza di certificazioni come garanzia di produzione eco-friendly.
Abbigliamento in fibra di bamboo
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