Come scegliere l'abbigliamento naturale

Per la definizione di abbigliamento naturale ed ecosostenibile vanno presi in considerazione diversi parametri. I capi di abbigliamento bio sono quelli prodotti con tessuti e materiali di origine naturale, come per esempio il cotone organico, il lino o la canapa, di origine animale, come lana merino e cachemire, o di origine artificiale a basso impatto ambientale, come la viscosa di bambù, il Tencel (Lyocell/Modal), o la viscosa EcoVero.

Inoltre, anche il processo di produzione è indice di sostenibilità, minimizzando l’uso di acqua ed energia, utilizzando tinture a basso impatto ambientale e riducendo al minimo indispensabile gli sprechi durante il processo produttivo.

Oltre all'aspetto ecologico, è fondamentale anche quello etico, per definire l'abbigliamento ecosostenibile.

Vediamo nel dettaglio.

Abbigliamento naturale: tessuti e materiali

Secondo l’Agenda Onu 2030 per lo Sviluppo Sostenibile [1] sono diverse le stoffe e i tessuti utilizzati per produrre abbigliamento in grado di rispettare i principi dell’ecosostenibilità [2]. Tra le fibre naturali più impiegate e conosciute nella moda sostenibile ci sono il cotone biologico certificato, il lino, il bambù, la canapa, il kapok, il ramié, il cocco, l’ananas, la ginestra.

Altri sono quelli che rientrano nella gruppo dei tessuti derivati da risorse rinnovabili come la viscosa, l’acetato e il triacetato, che vengono ricavati dalla cellulosa degli alberi o dagli scarti di altre filiere produttive, purché siano certificati FSC [3].

Anche il bambù, o fibra di bamboo, rientra tra i materiali ecologici, essendo una fibra naturale molto versatile, fresca e priva di OGM. Tra i materiali naturali, tra i più utilizzati negli ultimi anni c’è sicuramente il tencel o Lyocell, fibra ottenuta dalla polpa di legno dagli alberi di eucalipto, una cellulosa più compatibile dal punto di vista ambientale.

Altri importanti tessuti a basso impatto ambientale sono quelli riciclati o rigenerati, come per esempio la lana rigenerata, il cashmere rigenerato o la seta. Materiali che possono anche essere definiti cruelty-free.

Una produzione sostenibile

Tra i punti cardini della moda ecosostenibile c’è sicuramente la riduzione di impatto ambientale.

Punto primo è diminuire il numeri delle collezioni annuali: è possibile ottenere ottimi risultati in quanto a riduzione di consumo di risorse idriche ed energetiche, opponendosi al fenomeno della Fast fashion, che prevede una produzione ultra veloce e particolarmente energivora, che può arrivare alle 52 collezioni all’anno a prezzi fin troppo contenuti, con gravi ricadute sull’ambiente.

Poi c’è la capacità in fase di design e progettazione dei capi di abbigliamento bio di ridurre al minimo gli scarti di tessuto. È il primo dei dieci punti guida del decalogo sostenuto nel 2012 dalla Camera nazionale della moda italiana [4]. Il Manifesto della sostenibilità per la moda vuole incoraggiare a una gestione più responsabile e sostenibile in tutto il processo produttivo della moda: una sorta di strumento, con azioni da poter applicare concretamente dalle imprese italiane protagoniste della moda ecosostenibile, portando l’attenzione alle questioni ambientali e sociali.

Ecco i 10 punti:

  1. Design: disegna prodotti di qualità che possano durare a lungo e minimizzino gli impatti sugli ecosistemi.
  2. Scelta delle materie prime: utilizza materie prime, materiali e tessuti ad alto valore ambientale e sociale.
  3. Lavorazione delle materie prime e di produzione: riduci gli impatti ambientali e sociali delle attività e riconosci il contributo di ognuno al valore del prodotto.
  4. Distribuzione, marketing e vendita: includi criteri di sostenibilità lungo tutto il percorso del tuo prodotto verso il cliente.
  5. Sistemi di gestione: impegnati verso il miglioramento continuo delle prestazioni aziendali.
  6. Moda e sistema paese: sostieni il territorio e il Made in Italy.
  7. Etica d’impresa: integra i valori universali nel tuo marchio.
  8. Trasparenza: comunica agli stakeholder in modo trasparente il tuo impegno per la sostenibilità.
  9. Educazione: promuovi l’etica e la sostenibilità presso i consumatori e tutti gli altri interlocutori
  10. Fai vivere il Decalogo.

Non ultima, nel sistema dell’abbigliamento naturale c’è una particolare attenzione verso le colorazioni impiegate per tingere i tessuti. Nell’industria del tessile infatti vengono normalmente impiegate oltre 8000 sostanze chimiche per colorare e trattare le fibre tessili, provocando un enorme danno ambientale in quanto queste sostanze spesso non vengono filtrate dagli appositi impianti e vengono rilasciate nell’ambiente. Questi composti risultano pericolosi anche per i lavoratori e per i consumatori finali che indosseranno questi tessuti così ottenuti. Una sfida di grande importanza per il settore della moda eco-sostenibile, che spesso viene considerata come una moda con toni di grigio, solamente perché i vestiti sostenibili ottenuti con colorazioni e pigmenti naturali possono apparire con colori meno brillanti rispetto a quelli della fast-fashion.

Un problema, per esempio, nel distretto di Prato viene risolto con il recupero della lana e del cachemire, in cui i tessuti vengono selezionati per colore e ne viene ottenuto un nuovo filato senza la necessità di colorarlo nuovamente.

Responsabilità sociale ed etica aziendale

Altro punto chiave è il rispetto dei lavoratori e degli operai all’interno del sistema moda sostenibile. Nel fast fashion, infatti, lo sfruttamento di risorse umane è necessario per abbattere i costi di produzione e vendere a prezzi sempre più competitivi, a scapito di chi invece viene sempre più sottopagato e messo davanti anche a seri pericoli per la propria salute nel processo di lavorazione, inclusi anche i bambini.

La responsabilità dei marchi di abbigliamento naturale è quella di garantire un minimo salariale e la sicurezza sul lavoro, prediligere una produzione locale o, nel caso estera, riportare una certificazione fair-trade ed essere trasparenti nella tracciabilità materiali.

L'abbigliamento naturale è di qualità

L'abbigliamento naturale, ottenuto secondo i vari principi elencati finora, risulta un prodotto di alta qualità e di lunga durata nel tempo, non l’abito usa e getta pagato poco che potremo indossare altrettanto poco tempo. Data la scarsa qualità, gli abiti del settore fast-fashion si rovinano con gran facilità, non offrendo neanche la possibilità di essere riparati. Al contrario, l’utilizzo di fibre tessili di elevato standard, ci permette di aggiustare eventuali danni causati dall’usura o di poter recuperare il tessuto e trasformalo nuovamente, o sotto la forma di riciclo, o quella dell’upcycling, in cui capi di abbigliamento vengono riutilizzati e ripensati trasformandoli in nuovi prodotti, riducendo così gli sprechi: questa è la vera sostenibilità, consumare meno, ma consumare meglio.

Verso un consumo consapevole

Forse la sfida più grande nel settore della moda sostenibile è proprio verso la concezione che si ha della moda. Un cambiamento del sistema è necessario e se ne parla ormai tanto: è risaputo che l’industria della moda è solo seconda a quella petrolifera in quanto a inquinamento ambientale. È un’opportunità per creare nuove attività, promuovendo il valore della produzione e dell’abbigliamento, il ciclo di vita dei materiali e i prodotti locali, riducendo la quantità di rifiuti e danni ambientali dovuti all’eccessiva produzione e allo sfrenato consumo dei prodotti.

Un ruolo chiave è quello di far conoscere le problematiche, aumentarne la consapevolezza, e superare la passività dell’essere un semplice consumatore, diventando un protagonista conscio delle proprie scelte.

Un impegno sociale ed educativo che Lagraste Concept Store sposa nei suoi principi: il rispetto per la Natura e per l’ambiente.

La sostenibilità parte da ognuno di noi!  

 

 

Fonti

[1] Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile https://www.agenziacoesione.gov.it/comunicazione/agenda-2030-per-lo-sviluppo-sostenibile/

[2] Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Ecosostenibilità

[3] Certificazione FSC https://it.fsc.org/it-it/certificazioni

[4] Camera nazionale della moda italiana 

 

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